Wesley Sneijder |
Al tempo dove il soldo svolazzava più liberamente, dove l’Italia
era terra ambita da tutti i calciatori, e dai presidenti che maneggiavano cash come fosse un mucchio di noccioline, tutto era più semplice. La crisi dei nostri
tempi detta altre strategie ed operazioni finanziarie differenti, più
consone all'attuale situazione. Nella precedente sessione di calcio mercato abbiamo assistito alla prova più tangibile
della crisi ( se crisi si può chiamare) che attanaglia il mondo del calcio. Via
Lavezzi, Ibra, Thiago Silva, Maicon, Verratti, per fare qualche esempio .Pezzi
pregiati del nostro calcio destinati ad un altro più ricco e senza piaghe economiche, senza
sofferenza del conto in banca. Ciò però in Italia, anche se può sembrare un paradosso, ha portato
una ventata positiva: calcio più giovane e stipendi più magri. Finalmente le
rose dispongono di più “baby” giocatori e le cifre degli stipendi sono più moderate, forse più accettabili dal
mondo esterno, critico osservatore. In casa Inter però , giusto per citare un
esempio, qualche rumore si fa sentire. Wesley Sneijder non ci sta. L’olandese
guadagna 6 milioni netti e ha un contratto fino al 2015. La proposta dell’Inter
circa l’indispensabile ed opportuno adeguamento del contratto pare non essere
scelta gradita dal giocatore. Pertanto la società è stata chiara: o il
giocatore accetta le condizioni o va via. Gennaio potrebbe segnare il capolinea
di una storia fatta di vittorie e successi. Un altro pezzo del Triplete che
migra presumibilmente verso terre più fertili. Ma il calcio è cosi, prendere o lasciare. E
intanto i media si sbizzarriscono un po’. L’idea più fantasiosa, ovvero la
scambio Sneijder-Pastore, renderebbe la partenza del talentuoso trequartista meno
amara. Ma pare impossibile che l’ex palermitano (attualmente nella nuova
capitale calcistica dell’oro) rifiuti gli ambiti quattrini degli sceicchi del PSG optando
per un contratto più modesto. Chissà , staremo a vedere. Ciò che va
sottolineato però è che il calcio deve ritornare ai tempi arcani. Dove gli
stipendi non erano cosi faraonici e il senso di appartenenza alla squadra era
più marcato e tangibile, azzarderei più sincero. Il calcio profuma quando passione e classe predominano sul danaro, quando la voglia di
mettersi in gioco mostrando il proprio valore oltrepassa le barriere dell’ottica
milionaria. È ora di rimettere in pista
i vecchi valori: giocatori che scendono in campo per i compagni , per la propria
squadra, per la società che li rappresenta, per la tifoseria. Non per il “Dio Danaro” che li manovra
come burattini e li spinge a varcare i confini dove il calcio quasi quasi nemmeno esiste ma conta solo l’ingaggio propostogli sul piatto d'argento. Occorre non perdere il lume
della ragione, altrimenti questo sport, da sport più bello del mondo rischia
di retrocedere a sport più penoso del mondo. Giocatori - e mondo circostante- avvertiti.