mercoledì 23 ottobre 2013

Marco Simoncelli: ricordo di un simpatico campione

Parto con una premessa. Perché non vorrei inciampare nell'ipocrisia e nelle banalità delle quali spesso si abusa. Io non sono un appassionato di MotoGP. Non sono mai rimasto per ore a seguire prove libere e Gran Premi, tanto meno incollato al televisore in quegli attimi emozionanti che rappresentano la partenza, se non rarissime volte. Però delle volte ho chiesto chi fosse il vincitore, chi fosse il protagonista di quella caduta piuttosto l'autore di quel sorpasso sensazionale. Insomma, vivo questo sport furtivamente. Ho ascoltato gli inni nazionali dei campioni sul podio; ho visto piangere dalla gioia, festeggiare con lo champagne il trionfo. Perché alla fine lo sport, soprattutto quando di mezzo c'è la bandiera della propria nazione, portata in alto nelle varie discipline, suscita sempre interesse anche se delle volte- di quello sport- si è visto poco e niente. Suscita sempre emozioni, lo sport.
Sono passati due anni e, nonostante non fossi un appassionato di MotoGP, rimasi stranito, spiazzato, alla notizia che Marco Simoncelli, aveva perso la vita nel circuito di Sepang, in Malesia. Dopo solo 24 anni, non ci si capacita mai di una morte improvvisa. Tanto meno se avviene in un momento di gioia, quale è lo svolgersi dell'attività sportiva. Che il pericolo fosse dietro l'angolo, Simoncelli lo ha sempre saputo. Come tutti quelli che, come lui, fanno cantare i motori e gioire i tifosi che li stanno a guardare. Ma quel che è accaduto il 23 Ottobre di due anni fa, va oltre lo sport, il pericolo, l'imprudenza. Una fatalità; una caduta dettata dal destino che a volte sa essere beffardo.
Un personaggio irriverente, Marco Simoncelli," Il SIC", come lo chiamavano gli amici e la gente di settore. Una parlata romagnola simpatica e diretta, un modo frizzante di esprimersi ai microfoni. Una passione, quella per le due ruote che lo ha accompagnato lungo la vita e che, allo stesso tempo, ingiustamente e sfortunatamente, gliela ha negata. Un modo di interpretare la propria professione, la propria passione, in maniera entusiasmante. Un folle dal cuore buono, che faceva sembrare un sorpasso azzardato come se fosse una sciocchezza, una roba semplice, banale.
Sono passati due anni, ma la fondazione a lui intitolata e il pubblico che tanto si ricorda di quel ragazzo dai folti ricci e il sorriso stampato sulle labbra, non lo ha mai dimenticato.
Il destino a volte sbarra la strada di un uomo senza preavviso. Il destino delle volte ti consacra a figura immortale, immutabile, indimenticabile. Perché nell'immaginario collettivo, Il SIC, non è mai scomparso. Di lui non conosco il Palmares, titoli e trofei. Conoscevo solo l'entusiasmo e la vivacità, che riponeva nello sport che lo ha portato sotto la luce dei riflettori. Entusiasmo e vivacità che, spontaneamente, palesava quando di fronte gli si porgeva la telecamera.
Un personaggio positivo, allegro e divertente, mancato alla vita e mancato allo sport, che merita d'essere ricordato.

martedì 22 ottobre 2013

Riesumate il Faraone, il calcio italiano necessita del suo talento!

C'era una volta, in tempi neanche tanto arcani, Stephan El Shaarawy...
Già, c'era una volta...
Si parla al passato perché adesso, del talentino rossonero, non si ha più traccia.
Scelta tecnica, infortunio, cattiva condotta. Tante le ipotesi formulate tese a chiarire e giustificare il perché non lo si vedesse più in campo. La risposta però, stenta ad arrivare. Il silenzio mediatico che si è creato intorno all'attaccante rossonero, desta sospetti. Forse la stampa si è stancata di interrogarsi, forse non ci ha nemmeno provato.
Fatto sta che l'estate prossima, la nazionale azzurra disputerà i Mondiali in Brasile. Fatto sta che al CT Cesare Prandelli, uno come El Shaarawy, non può non far comodo. Medesimo discorso vale per il Milan, soprattutto alla luce delle prestazioni altalenanti e poco convincenti alle quali si sta assistendo.
Il Faraone, il componente più dotato tecnicamente del tridente delle tre creste "Niang- Balo- El Shaarawy", che la stampa tanto pubblicizzò.
Un giocatore che si mise in luce dapprima a Genova e a Padova, per poi calcare la serie A da protagonista e trovare la consacrazione al Milan. L'esordio straripante nella massima serie fu da applausi. Con i suoi gol si trascinò il Milan sulle spalle in uno dei momenti più delicati della storia rossonera.
Poi giunse Balotelli a Gennaio. Le chiavi del reparto offensivo gli vennero strappate all'improvviso, quasi senza rispetto, a detta di molti. Poi si parlò di prestazioni fragili a causa del troppo peso caricatogli addosso dalla società. Di spalle ancora troppo giovani e da formare, per reggere l'urto di un campionato cosi difficile come quello italiano, che ti loda e al tempo stesso ti ripudia in un batter d'occhio. Quindi, tanta panchina.
Poi d'estate le offerte nella sessione di calcio mercato. L'Arsenal, il Borussia Dortmund in primis. Un contratto stellare, un ingaggio faraonico quello propostogli dai tedeschi.
Quindi i no del giocatore, la voglia di restare a Milano.
Per convincere gli scettici forse, per far capire che il Faraone non è tramontato.
E poi ancora panchina, troppa. Non si vedono più i gol figli di abili galoppate sulla fascia che convergevano verso il centro; gesti tecnici da fenomeno; personalità da vendere.
Di El Shaarawy non si parla più, e questo è un peccato. Come se non esistesse, come se non sapessimo chi è. Come se non sapessimo quello che ha fatto. Ma soprattutto, quello che può fare e sa fare.
Le risposte, ai mille dubbi creatisi per la sua assenza dai campi di gioco in questi mesi, vanno formulate e rese chiare a tutti. Lo si deve per lo meno allo sportivo, all'amante del calcio. A chi si è emozionato per un gol da antologia; al bambino, che prova ad emulare le gesta del campione con la cresta, arrivato dal nulla.
O qualcuno vuole far credere che l'ora del Faraone sia prematuramente giunta e che il sarcofago sia già stato preso in considerazione dall'ambiente societario milanista?!
Beh, se cosi fosse, un'unico appello.
Di cuore: Riesumate il Faraone, il calcio italiano necessita del suo talento!
Ecco, l'appello è servito...
Chi ha orecchie per intendere, intenda.

venerdì 18 ottobre 2013

Il Cagliari Calcio riabbraccia il proprio stadio: domani si giocherà al Sant’Elia.

Nell'anticipo pomeridiano di domani sera il Cagliari affronta il Catania allo stadio Sant'Elia. L’incubo rossoblù pare dunque terminato.


Domani, il grande giorno. Pare infatti, nonostante l’ufficialità sia imminente ma non ancora resa pubblica, che l’esilio del Cagliari sia giunto al capolinea. Domani sera, dunque, ore 18, i rossoblù potranno disputare la gara casalinga all'interno del proprio stadio. Ecco, quindi, che il Sant'Elia, dopo un periodo difficile e assai tortuoso, dove la macchinosa burocrazia ha fatto da regina, accoglie i propri giocatori. Ma non solo quelli: la corsa ai biglietti difatti è già iniziata e si preannuncia, quindi, ove possibile, una buona fetta di pubblico pagante tra gli spalti. Spazzati via tutti i dubbi degli avversari legati alla partenza o meno per la città di Cagliari( in mattinata verrà confermata l’ufficialità dalla commissione impianti serie A, pertanto saranno impossibili cambiamenti dell’ultima ora), non resta che attendere la gara. Un match difficile, da non sottovalutare. Il tecnico uruguaiano del Cagliari dovrà fare a meno di Ekdal e Dessena, ma potrà contare sul rientro del capitano Daniele Conti, fuori per squalifica.

La nota positiva e sulla quale si può festeggiare, resta comunque l’aver ritrovato quello che oramai pareva un ostacolo insormontabile, difficile da sopportare: calcare l’erba tra le mura di casa, davanti alla propria gente, ai propri tifosi.

venerdì 11 ottobre 2013

Prandelli esige una vittoria: contro la Danimarca, si gioca per vincere

A Copenaghen, questa sera gli azzurri cercano una vittoria per confermarsi testa di serie.

Con il pass già in tasca, la squadra di Cesare Prandelli oggi affronta la Danimarca. Gli azzurri, consci del fatto che, in caso di vittoria, entrerebbero a far parte delle otto teste di serie per il Mondiale Brasile 2014, faranno il possibile per centrare stasera questo obiettivo.
Quella di oggi difatti, penultima partita del gruppo B, non sarà una gara affatto semplice e scontata. I ragazzi di Olsen infatti, essendo terzi nel girone, inseguono ancora il secondo posto valevole per i playoff.
Agli azzurri, quindi, (già qualificati a Settembre con due turni d'anticipo) serve una vittoria. Oltre a Balotelli, saranno fuori anche De Rossi, Insigne, Verratti e Barzagli. L'assenza dell'attaccante rossonero per guai muscolari complica così i piani di Prandelli per quanto riguarda il versante d'attacco. Al suo posto, probabile impiego di Osvaldo, terminale offensivo del tridente composto da Candreva (o Giaccherini) e Diamanti. A centrocampo ballottaggio tra Pirlo e Thiago Motta.
Questa la probabile formazione azzurra: Buffon, De Silvestri, Ranocchia, Chiellini, Balzaretti; Thiago Motta, Montolivo, Marchisio; Giaccherini (Candreva), Diamanti, Osvaldo.

lunedì 7 ottobre 2013

Trasferta amara per il Cagliari: l'Udinese vince 2 - 0

Un Cagliari arrendevole, quello visto questo pomeriggio nella gara in trasferta contro l'Udinese.
Orfano di numerose pedine quali Conti, Ekdal e Cossu, il Cagliari gioca una gara blanda e demotivata. La traversa di Murru, su tiro mancino al volo nel primo quarto d'ora di gioco, fa ben sperare i tifosi. I continui inserimenti del terzino scuola Cagliari sono pericolosi ma al tempo stesso vani. Dal centrocampo arrivano pochi palloni sfruttabili per le punte e, sulle fasce, si macina poco. La difesa, spesso troppo ballerina, compie diverse sbavature che, contro una squadra come quella di Guidolin, sarebbe meglio non commettere.
Il gol di Danilo arriva come una doccia fredda per i rossoblu. Il calcio di punizione dalla sinistra di Di Natale è insidioso e, dopo un rimpallo favorevole all'interno dell'area di rigore, giunge tra i piedi del difensore brasiliano ex Palmeiras che, a due passi dalla porta, insacca con un destro al volo alle spalle di un'incolpevole Agazzi.
L'Udinese non affonda mai il piede sull'acceleratore nell'arco dei novanta minuti e il Cagliari non è mai in grado di approfittarne. I padroni di casa non giocano un calcio frizzante ma riescono comunque a gestire il vantaggio maturato con esperienza. Il due a zero dei friulani arriva nella seconda metà di gara grazie ad una splendida rete su calcio di punizione del solito Antonio Di Natale, sempre più leader e beniamino dei tifosi.
I cambi di Lopez non smuovono le sinergie d'attacco. Dentro Sau e Nenè, ma non accade nulla.
Una sconfitta amara per i rossoblu, colpevoli forse di non averci creduto per davvero. L'Udinese, al contrario, ritrova il gol del proprio capitano e si piazza nella parte sinistra della classifica grazie ai dieci punti totalizzati finora.
La sosta per la Nazionale di domenica prossima servirà a smuovere gli animi e a lavorare sodo in vista della gara interna contro il Catania.
Stadio permettendo, mica roba da poco.