martedì 22 ottobre 2013

Riesumate il Faraone, il calcio italiano necessita del suo talento!

C'era una volta, in tempi neanche tanto arcani, Stephan El Shaarawy...
Già, c'era una volta...
Si parla al passato perché adesso, del talentino rossonero, non si ha più traccia.
Scelta tecnica, infortunio, cattiva condotta. Tante le ipotesi formulate tese a chiarire e giustificare il perché non lo si vedesse più in campo. La risposta però, stenta ad arrivare. Il silenzio mediatico che si è creato intorno all'attaccante rossonero, desta sospetti. Forse la stampa si è stancata di interrogarsi, forse non ci ha nemmeno provato.
Fatto sta che l'estate prossima, la nazionale azzurra disputerà i Mondiali in Brasile. Fatto sta che al CT Cesare Prandelli, uno come El Shaarawy, non può non far comodo. Medesimo discorso vale per il Milan, soprattutto alla luce delle prestazioni altalenanti e poco convincenti alle quali si sta assistendo.
Il Faraone, il componente più dotato tecnicamente del tridente delle tre creste "Niang- Balo- El Shaarawy", che la stampa tanto pubblicizzò.
Un giocatore che si mise in luce dapprima a Genova e a Padova, per poi calcare la serie A da protagonista e trovare la consacrazione al Milan. L'esordio straripante nella massima serie fu da applausi. Con i suoi gol si trascinò il Milan sulle spalle in uno dei momenti più delicati della storia rossonera.
Poi giunse Balotelli a Gennaio. Le chiavi del reparto offensivo gli vennero strappate all'improvviso, quasi senza rispetto, a detta di molti. Poi si parlò di prestazioni fragili a causa del troppo peso caricatogli addosso dalla società. Di spalle ancora troppo giovani e da formare, per reggere l'urto di un campionato cosi difficile come quello italiano, che ti loda e al tempo stesso ti ripudia in un batter d'occhio. Quindi, tanta panchina.
Poi d'estate le offerte nella sessione di calcio mercato. L'Arsenal, il Borussia Dortmund in primis. Un contratto stellare, un ingaggio faraonico quello propostogli dai tedeschi.
Quindi i no del giocatore, la voglia di restare a Milano.
Per convincere gli scettici forse, per far capire che il Faraone non è tramontato.
E poi ancora panchina, troppa. Non si vedono più i gol figli di abili galoppate sulla fascia che convergevano verso il centro; gesti tecnici da fenomeno; personalità da vendere.
Di El Shaarawy non si parla più, e questo è un peccato. Come se non esistesse, come se non sapessimo chi è. Come se non sapessimo quello che ha fatto. Ma soprattutto, quello che può fare e sa fare.
Le risposte, ai mille dubbi creatisi per la sua assenza dai campi di gioco in questi mesi, vanno formulate e rese chiare a tutti. Lo si deve per lo meno allo sportivo, all'amante del calcio. A chi si è emozionato per un gol da antologia; al bambino, che prova ad emulare le gesta del campione con la cresta, arrivato dal nulla.
O qualcuno vuole far credere che l'ora del Faraone sia prematuramente giunta e che il sarcofago sia già stato preso in considerazione dall'ambiente societario milanista?!
Beh, se cosi fosse, un'unico appello.
Di cuore: Riesumate il Faraone, il calcio italiano necessita del suo talento!
Ecco, l'appello è servito...
Chi ha orecchie per intendere, intenda.

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